Il segretario Francesco Nucara a "Uno mattina"

Il segretario del Pri Francesco Nucara è stato ospite di "Uno mattina" nello spazio dedicato al commento sull’attualità giornalistica. Fari ovviamente puntati sul clima. A Copenhagen si riuniscono i grandi, dal Papa parole beneaguranti. "Io più che del Papa ovviamente mi fido degli scienziati". Così Nucara apre il suo intervento e cita la seconda pagina del "Corriere della Sera": "Oggi troviamo fior di scienziati che dicono che questa storia del clima è tutta una esagerazione". Nucara, "nuclearista convinto fin dai tempi del referendum", giunge da un viaggio istituzionale in Cina dove ha parlato con l’ufficio di presidenza della commissione Ambiente. E in Cina le commissioni contano più del governo perché, di fatto, sono il Partito comunista vero e proprio. "Quando chiesi – dice Nucara - com’è la loro situazione rispetto al clima e rispetto alla emissione della CO2, mi dissero che stanno costruendo venti centrali nucleari. Quando aggiunsi: ‘Vanno bene le centrali nucleari, io sono convinto che servano a tutelare aria e ambiente. Tuttavia c’è il problema delle scorie’, allora mi risposero: ‘Volete l’aria pulita? Questo sono i prezzi’. Per i cinesi noi ci siamo sviluppati inquinando il mondo, ora vogliono camminare anche loro. La stessa cosa che dice anche l’India", rileva Nucara. "Il problema del clima è: c’è un accordo mondiale? Perché l’aria non la fermano né le dogane né i finanzieri. E’ del tutto inutile che l’Italia abbassi il tasso di emissioni, se non le abbassa l’Europa". Per Nucara il problema concerne il sistema nucleare: "La Francia ha le centrali a ridosso dei confini con l’Italia, ma l’Italia non ha il nucleare". Per cui se malauguratamente ci fosse un incidente in Francia, l’Italia ne subirebbe le conseguenze. Come "subiamo le conseguenze di energia più cara e aria meno pulita".

Venendo all’economia: il presidente del Consiglio ha detto che le piccole e medie imprese sono il polmone fondamentale e principale dell’Italia.

Il segretario del Pri ha sottolineato che "non è la Fiat che salva l’Italia, anzi la Fiat spesso e volentieri in questi anni ha cercato di affossarla l’Italia, prendendosi i contributi per potere andare avanti. Avrebbero forse dovuto fare fallire la Fiat per fare stare meglio l’Italia; e le risorse finanziarie che hanno dato alla Fiat era meglio darle alle piccole e medie imprese che sono l’ossatura del sistema industriale italiano. Finita la siderurgia, la chimica, anche le grandi industrie non esistono più in Italia". Allora come fare per aiutare le piccole e medie industrie? Nucara riconosce il problema come molto complicato, "perché specialmente le piccole industrie hanno difficoltà a internazionalizzare la loro produzione per portarla all’estero e quelle medie spesso hanno il problema di delocalizzare le loro aziende perché il costo della mano d’opera e del lavoro è elevato in Italia rispetto ad altre realtà che sono all’estero". Un esempio può venire dal Mezzogiorno, dove per Nucara "il problema non è dare il piccolo o grande contributo; il problema è come realizzare infrastrutture materiali e immateriali per far sì che l’impresa che nasce nel Mezzogiorno abbia le stesse condizioni di quella che nasce in Veneto o che nasce in Piemonte. Questo è un problema di tutti i governi". Nucara ricorda Ugo La Malfa: "Quel Mezzogiorno di cui tanto si parla senza pressoché nulla concludere". Il Sud "è una risorsa per il paese, come dicono tutti i governi, o una palla al piede, come dice Bossi?" Se saremo in grado di intervenire sulla forza - lavoro del Mezzogiorno e su quella massa di disoccupati, di giovani laureati e diplomati, con quel 70% di donne nel Mezzogiorno che non ha lavoro, ecco che il Mezzogiorno può diventare una risorsa. Per Nucara possiamo allora "creare il tessuto delle piccole e medie imprese, ma lo possiamo fare solo se infrastrutturiamo il Mezzogiorno". Il segretario del Pri pensa ad "infrastrutture materiali e immateriali, strade e ferrovie". E c’è anche un po’ di retroterra culturale amaro per chi ha la responsabilità di guidare un partito storico come quello repubblicano: "Levi diceva che Cristo s’è fermato a Eboli, ma sbagliava, perché si è fermato a Salerno, perché l’alta velocità finisce a Salerno. Da Salerno in giù è come se l’Italia fosse un’altra Italia".

Altra pagina dei giornali. "Rutelli: sì all’alleanza con Fini. Ronchi: fantasie fuori dalla realtà". Cosa c’è di vero in quel titolo?

Nucara sorride all’intervistatore. "Questa domanda me l’ha posta di proposito perché sa che La Malfa vuole andare verso Rutelli. Io resto doverosamente in questa alleanza fino alla fine della legislatura. Ma se al Congresso di aprile del Partito repubblicano dovessi abbandonare l’alleanza con il centrodestra, dove sono stato eletto io e l’onorevole La Malfa, e dovessi andare con qualcuno, andrei con Bersani".

Nucara tiene a sottolineare come egli non sia salito sul palco con Berlusconi. "Io la mia bandiera me la sono portata a corso Vittorio Emanuele 326. Altri del mio partito che fanno i deputati sono saliti sul palco con Berlusconi a Milano. Bisogna essere seri nella politica. La politica dei saltimbanchi non mi è mai piaciuta, nemmeno quando avevo 18 anni, figuriamoci se può piacermi adesso che ne ho 70".

Nel caso in cui Berlusconi finisse la sua esperienza politica, Nucara prenderebbe in considerazione una diversa alleanza, ma al Congresso del partito intende rispettare gli impegni presi per questa legislatura.

Quindici secondi conclusivi sulle riforme: "Il mio desiderio – dice il segretario del Pri - sarebbe di fare la riforma della giustizia perché ho presentato sul tema un disegno di legge in Parlamento; come altrettanto ho fatto per l’abolizione delle Province".